Museo civico Antonio Parazzi

Museo Civico “Antonio Parazzi”

L’arciprete Antonio Parazzi propose nel 1879 l’istituzione di un piccolo museo archeologico, dove esporre i reperti che stava raccogliendo numerosi.
Il 4 ottobre 1880 il Museo fu inaugurato in un locale del Monte di Pietà. Dopo la morte del Parazzi (27.12.1899), primo direttore, assunse la carica il fratello Luigi che la mantenne fino all’estate del 1912.<br />Il Museo, ormai privo dei primi animatori, dopo aver subito diversi traslochi, impoverimenti e collocazioni poco dignitose, fu riaperto nel 1976 nell’edificio d’origine, ove parte delle raccolte furono ordinate in tre stanze, aumentate a cinque nel 1990.

Nel corso del 2002 è stato trasferito nella nuova prestigiosa sede del centro culturale MuVi, presso le ex Scuole Elementari. Il 28 giugno 2007 seguì la nuova apertura con l’attuale esposizione conservandone il criterio ottocentesco.

Cronologicamente si può aprire la visita con la sezione di Paleontologia, curata da Nicola Pezzoni, costituita da fossili prepliocenici (fino a ca. 5 milioni di anni fa) di provenienza veronese e da fossili pliocenici (ca. 5 a 2 milioni di anni fa) probabilmente da Castell’Arquato.
I reperti archeologici iniziano col Neolitico della cultura dei Vasi a Bocca Quadrata (V.B.Q.), riferibili alle tre fasi (3900 e 3200 a.C.): geometrico-lineare, meandro spiralico e a incisioni e impressioni o Nord Alpina, la più rappresentata.
I reperti provengono prevalentemente da scavi stratigrafici (1977-1980) di Belforte (Gazzuolo), Rivarolo Mantovano e Casatico (Marcaria) eseguiti dai fratelli Anghinelli.
Testimonianze Eneolitiche sono le due sepolture la prima, di tipo inumato rannicchiato, da Remedello (BS), mentre la seconda, a inumazione in posizione supina, da Spineda.
Ben rappresentata è l’Età del Bronzo con reperti di buona qualità riguardanti la cultura terramaricola (ca. 1500-1330 a.C.).
La maggior parte è frutto di regolari scavi stratigrafici effettuati da Parazzi nell’Ottocento.
Di buona qualità sono i reperti del Periodo Romano rinvenuti nei pressi degli incroci delle direttrici di divisione (centuriazione a partire dal II sec. a.C.) dei terreni dell’agro cremonese, cui il viadanese appartiene.
La sezione archeologica si completa con una collezione egizia di bronzetti nella maggior parte, di epoca tarda o tolemaica e da reperti etrusco-italici comprendenti statuette e ceramiche, tra le quali anche alcuni esemplari attici di notevole interesse.

La pinacoteca offre un primo contatto con la “scuola pittorica viadanese”; affinatasi con il nativo Bedoli che fu ospite al Parmigianino, è punto d’incontro dell’arte cremonese, mantovana e parmigiana. La raccolta di opere, attr. ai Savi, al Gognetti, Morini, Araldi, Chiocchi, ecc., è stata recentemente accresciuta da dipinti e disegni attribuibili a Girolamo Bedoli, in comodato d’uso da benemeriti viadanesi.
Un centinaio di Terrecotte costituisce un vero e proprio corpus di prodotti delle fornaci della nostra pianura. Provengono da abitazioni civili e da edifici sacri abbattuti agli inizi del sec.XIX.
La sezione precedente continua con quella delle Ceramiche con pezzi dal sec.XV-XIX. Sono rappresentati esemplari locali con modelli, colori e graffiti comuni anche ad altre fabbriche padane. Altri pezzi dipinti del sec.XVII di influenza ligure, sono stati realizzati nella nostra Villa di Portiolo.
La raccolta di Tessuti Antichi (ca. 500 pezze dei sec.XV-XIX) è in parte collegata alla tradizionale produzione della “tela Viadana” e alla coltivazione e commercio del carthamus tinctorius o zafferanone, i cui fiori servivano per colorare i tessuti.

Non manca nemmeno una raccolta di Numismatica di epoca romana e medioevale-moderna con monete significative dei Gonzaga dei vari rami.
Si segnala una raccolta di Sfragistica e alcune casse pirografate (sec.XVI-XVII), legni indorati fra cui angeli portaceri dell’inizio sec. XVI.
Numerosi altri oggetti e reperti confermano la formazione ottocentesca della raccolta Parazzi.

Luigi Cavatorta

Angelo reggicandela
Legno policromo e indorato, sec. XV
Restauro di Stefania Ghinzelli


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